L’involucro edilizio come punto di partenza
Nel campo della riqualificazione energetica, l’isolamento dell’involucro è il primo passo per raggiungere prestazioni elevate.
Il cappotto termico rappresenta oggi una delle soluzioni più efficaci per coniugare efficienza, comfort e sostenibilità, in linea con gli obiettivi europei di riduzione dei consumi energetici.
Valorizzazione immobiliare e benefici economici
Un edificio riqualificato non è solo più efficiente: è anche più competitivo sul mercato immobiliare.
Secondo i dati di ENEA e Nomisma, un immobile che passa da classe energetica G a classe C può incrementare il proprio valore fino al 15–20%.
Oltre alla rivalutazione patrimoniale, il cappotto termico consente:
- una riduzione delle spese energetiche annuali fino a 700–1.000 euro per un appartamento medio;
- un miglior comfort interno, che si traduce in maggiore benessere e salubrità;
- un miglior rating ESG per edifici aziendali o residenziali in ottica di sostenibilità.

Quadro normativo di riferimento
Il cappotto termico si inserisce in un contesto normativo in continua evoluzione.
Tra i principali riferimenti per i progettisti troviamo:
- Direttiva (UE) 2018/844 “EPBD” e la più recente revisione 2024, nota come Direttiva Case Green, che introduce l’obbligo di portare gli edifici residenziali almeno in classe energetica E entro il 2030 e in classe D entro il 2033.
- Decreto Legislativo 199/2021, che recepisce il pacchetto europeo “Energia pulita per tutti” e promuove l’integrazione tra involucro e impianti.
- D.M. 26 giugno 2015 (“Requisiti minimi”), che definisce i parametri tecnici per l’efficienza energetica degli edifici.
- Criteri Ambientali Minimi (CAM), obbligatori per gli appalti pubblici e sempre più richiesti anche nel privato per l’uso di materiali certificati e sostenibili.
- D.M. 6 agosto 2020 (“Requisiti Ecobonus e Superbonus”), che rimane un riferimento tecnico per la conformità degli interventi di isolamento termico anche al di fuori delle agevolazioni.
Un progettista oggi deve quindi saper coniugare competenza tecnica, aggiornamento normativo e capacità di analisi economica per guidare il committente verso scelte consapevoli.

La progettazione del cappotto richiede una valutazione attenta dei materiali isolanti, in relazione alle caratteristiche dell’edificio e agli obiettivi prestazionali. Le principali tipologie includono:
- EPS e XPS – leggerezza, stabilità dimensionale e ottime prestazioni termiche;
- Lana di roccia – traspirabilità, isolamento acustico e resistenza al fuoco;
- Materiali naturali – come fibra di legno o canapa, ideali per progetti con un approccio sostenibile.
Oltre alla scelta del materiale, è determinante la qualità della posa: uno spessore omogeneo, l’assenza di discontinuità e la cura nei dettagli di raccordo (soglie, imbotti, davanzali) fanno la differenza tra un intervento efficace e uno destinato a fallire.
Integrazione con gli impianti e le nuove direttive
Il cappotto termico non può più essere considerato un intervento “a sé stante”.
Oggi la progettazione deve dialogare con l’impiantistica, prevedendo ad esempio:
- sistemi di ventilazione meccanica controllata (VMC) per la qualità dell’aria interna;
- impianti fotovoltaici integrati;
- predisposizioni per l’automazione energetica dell’edificio.
Con l’avvento della Direttiva “Case Green” (EPBD) e l’evoluzione dei CAM, la sinergia tra involucro, impianti e sostenibilità è diventata imprescindibile per i progettisti che vogliono restare competitivi e aggiornati.


